Facciamo un po' di teoria, perché fare le orecchie alle pagine è un'arte che richiede un metodo ben preciso.
Del resto le orecchie sono il nostro personalissimo codice, una serie di 'trigger' di emozioni che si sviluppano sia sul piano temporale che di importanza.
Innanzitutto, una nota epistemologica: le orecchie non servono a ricordare cose o concetti, ma a riportare alla luce emozioni provate, stati d'animo, momenti e a volte pure pensieri scatenati dalla parola scritta. Sono inutili e persino controproducenti nei libri di testo scolastici o nei libri troppo tecnici. Le orecchie devono generare ispirazione, non disperazione.
Inoltre, non tutte le frasi, i brani i versi generano in noi le stesse emozioni, quindi non tutte le orecchie sono uguali. posso essere sull'angolo in alto, in quello in basso, appena accennate (giusto un angolino piegato)o molto pronunciate, da un lato o dall'altro della pagina. Parlando con amici Orecchiomani come me ho scoperto che ognuno di noi ha un suo metodo, un 'codice' di piegatura e di traduzione, una mappa invisibile in ogni pagina con le sue coordinate e i suoi sentieri.
Come dei moderni origami, ogni emozione ha il suo tipo di piega. Questo è il mio codice personale. A questo proposito, mi sembra giusto lanciare un sondaggio: qual è il tuo?
giovedì 24 luglio 2014
Perché fare le orecchie a un libro è un gesto d'amore
'Origami book' di Isaac Salazar |
Un'orecchia non è uno sfregio. E' il risultato di un impeto di emozione, stupore, epifania davanti a una frase, una scena, una descrizione, un aforisma o un verso che ha colpito dritto al cuore. La testimonianza che in quel momento, quelle parole esatte sono state capaci di trasformare una manciata di secondi in qualcosa di perfetto e vero. Sono un promemoria, l'epigrafe della bravura dello scrittore, un monumento alla fantasia umana e alla parola.
Come Pollicino, dissemino tra le pagine dei miei libri preferiti, briciole di carta, piccole pieghe sugli angoli, per ritrovare la strada delle mie emozione, quando riprenderò in mano quel volume. Quando guardo i bordi esterni dei miei libri, mi appaiono come tastiere di pianoforte, con spazi bianchi e neri, suonano la melodia della mia storia di lettrice. Qui c'è la macchia lasciata da una lacrima, nella piega dell'angolo superiore l'indicazione di una pagina perfetta, in quello inferiore una frase da ricordare per i momenti bui, qui c'è la poesia che ha centrato il bersaglio, la scena madre, la verità assoluta condensata in poche righe. Qui c'è la mia storia in quella dell'autore.
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