giovedì 24 luglio 2014

Perché fare le orecchie a un libro è un gesto d'amore

'Origami book' di Isaac Salazar

  Un'orecchia non è uno sfregio. E' il risultato di un impeto di emozione, stupore, epifania davanti a una frase, una scena, una descrizione, un aforisma o un verso che ha colpito dritto al cuore. La testimonianza che in quel momento, quelle parole esatte sono state capaci di trasformare una manciata di secondi in qualcosa di perfetto e vero. Sono un promemoria, l'epigrafe della bravura dello scrittore, un monumento alla fantasia umana e alla parola.
  Come Pollicino, dissemino tra le pagine dei miei libri preferiti, briciole di carta, piccole pieghe sugli angoli, per ritrovare la strada delle mie emozione, quando riprenderò in mano quel volume. Quando guardo i bordi esterni dei miei libri, mi appaiono come tastiere di pianoforte, con spazi bianchi e neri, suonano la melodia della mia storia di lettrice. Qui c'è la macchia lasciata da una lacrima, nella piega dell'angolo superiore l'indicazione di una pagina perfetta, in quello inferiore una frase da ricordare per i momenti bui, qui c'è la poesia che ha centrato il bersaglio, la scena madre, la verità assoluta condensata in poche righe. Qui c'è la mia storia in quella dell'autore.




  I segnalibri si muovono assieme alla nostra lettura e si perdono, i post-it li lascio agli studenti universitari e ai testi d'affari. Con gli eBook non vado d'accordo: mi manca la sensazione della carta sotto le dita, il momento catartico di quando tengo il bordo della pagina tra medio e pollice, soppesando se compiere quel movimento collaudato e lasciare un segno del mio passaggio su quel foglio.

  Una precisazione è però doverosa. Il rispetto delle cose altrui è sacrosanto. Quindi faccio le orecchie solo ai miei libri. Non a quelli prestati né a quelli delle biblioteche. Se proprio ne sento il bisogno, restituisco il libro al legittimo proprietario e me ne compro una copia nuova, da toccare, annusare, modificare, rendere mia a piacere e senza rimorsi.
  Allo stesso modo, se presto un libro con le orecchie, mi aspetto che torni indietro con lo stesso numero di pieghe di quando è passato di mano. Se gli angoli rovinati ti danno fastidio, vai a chiedere il libro a qualcun altro, perché toglierle e lisciarle sarebbe come cancellare i graffiti preistorici delle caverne, le impronte nel cemento, le incisioni nel marmo, gli affreschi delle chiese. La storia nella Storia.


Nessun commento:

Posta un commento