Facciamo un po' di teoria, perché fare le orecchie alle pagine è un'arte che richiede un metodo ben preciso.
Del resto le orecchie sono il nostro personalissimo codice, una serie di 'trigger' di emozioni che si sviluppano sia sul piano temporale che di importanza.
Innanzitutto, una nota epistemologica: le orecchie non servono a ricordare cose o concetti, ma a riportare alla luce emozioni provate, stati d'animo, momenti e a volte pure pensieri scatenati dalla parola scritta. Sono inutili e persino controproducenti nei libri di testo scolastici o nei libri troppo tecnici. Le orecchie devono generare ispirazione, non disperazione.
Inoltre, non tutte le frasi, i brani i versi generano in noi le stesse emozioni, quindi non tutte le orecchie sono uguali. posso essere sull'angolo in alto, in quello in basso, appena accennate (giusto un angolino piegato)o molto pronunciate, da un lato o dall'altro della pagina. Parlando con amici Orecchiomani come me ho scoperto che ognuno di noi ha un suo metodo, un 'codice' di piegatura e di traduzione, una mappa invisibile in ogni pagina con le sue coordinate e i suoi sentieri.
Come dei moderni origami, ogni emozione ha il suo tipo di piega. Questo è il mio codice personale. A questo proposito, mi sembra giusto lanciare un sondaggio: qual è il tuo?
- Orecchia alta (o Orecchia Major): alias, il classico angolo piegato in alto. Nei libri di narrativa indicano una pagina degna nella sua interezza o una frase collocata nella parte alta della pagina. C'è chi sottolinea le parole in questione. Io preferisco lasciarmi degli indizi non troppo precisi e rileggere l'intero brano per ritrovarla. E' una caccia al tesoro con me stessa: chissà che cosa ha toccato il mio cuore durante la scorsa lettura?
Nei libri di poesia: versi sublimi
- Orecchia bassa: è l'angolo piegato in basso. Nei libri di narrativa indica un frase nella parte bassa della pagina; la uso anche quando ho già fatto una linguetta in alto dall'altro lato della pagina (ma capita molto raramente). Per le poesie (e a volte anche per la narrativa), uso l'orecchia bassa per i segnalibri che mi hanno colpito, ma non proprio al centro del cuore. Ma comunque degni di essere 'orecchiati'.
- Orecchia minima: mi capita raramente di farne. Se non sono convinta non regalo orecchie. Sono come medaglie al merito per i miei libri, non vanno elargite con troppa facilità. Comunque, l'orecchia minima è quando pieghiamo l'angolo pochissimo, in modo da avere un triangolino minimo, quasi invisibile. Oltretutto si confondono con le pieguzze naturali che si formano nei libri quando ce li portiamo in giro in borsa, come una coperta di Linus fatta di carta.
- Doppia Orecchia Suprema: Pochissime pagine si sono meritate questo onore. Si contano sulle dita di mezza mano. Pagine così belle che alla seconda lettura ho dovuto fare una seconda orecchia, in basso. Più standing ovation e applausi.
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