venerdì 1 agosto 2014

"Terra!" di Stefano Benni

 
  La Terra del futuro, del 2156 dopo sei guerre mondiali, di cui tre atomiche, è ridotta a un paese gelato (si vive solo sottoterra), diviso come non mai tra le superpotenze sineuropea, giapponese e arabo-amerussa, e sempre più bisognoso di energia. E' per questo che un gruppo scelto di astronauti (leggi: un incompatibile e scalcagnato gruppo di eroi improbabili) è scelto per guidare l'astronave Proteo Tien (ex navicella della Disney a forma di Topolino) verso un pianeta sconosciuto, trovato e indicato da un pirata-esploratore spaziale come la copia della Terra prima che i conflitti la ricoprissero di ghiaccio e odio.

  Inseguiti dalle astronavi avversarie (la gigantesca e lussuosissima Calalbakrab araba-amerussa, la miniaturizzata Zuikaku dei giapponesi con a bordo l'armata imperiale dei topi ammaestrati guidati da due generali), gli eroi della Proteo Tien si lanciano in un tuffo spaziale attraverso pianeti sconosciuti e inverosimili, mentre sulla terra si scava sulle montagne del Sud America alla ricerca di qualcosa che da sotto le montagne che secoli prima furono degli Inca, lancia scariche e segnali...





  Ciò che amo dell'autore, Stefano Benni, è la capacità di utilizzare l'ironia per sottolineare ciò che è veramente importante, dai sentimenti agli avvenimenti, trasformando una visione inverosimile e sconclusionata in uno scenario quasi possibile e reale. L'insieme, la teoria finale, la storia stessa: è tutto così strano che potrebbe essere vero.
  E' il libro più orecchiato della mia libreria, letto e riletto talmente tante volte da avere la copertina scolorita e le pagine gialle. Mi affascina tutto: la vividezza dell'ambientazione, la perfetta congruenza dei dettagli, anche i più strani o più visionari, con un futuro sempre più possibile e tragico. Una serie infinita di spunti di riflessione.
  In questa storia si incrociano storie impossibili di pianeti lontani (come quello della Sacra Merda o le isole industriali spaziali come Marskorska), storie che dal futuro tornano al passato e dal passato inviano un monito all'umanità.



"- Essi possedevano la storia... la banca dati, il linguaggio segreto... la chiave del computer, non sorrida, Einstein, perciò raccontarono ciò che era successo a loro modo. Il vincitore cancella o disprezza la cultura del vinto, annodando le corde della storia in certi modi e dimenticando altri nodi. Così come può fare lei, con i dati di Genius.
- Ridicolo - sbuffò Einstein - io non devo cancellare nessuna civiltà.
- Ma deve difendere l'ordine su cui si regge la sua. E spesso non si chiama progresso la cancellazione di una razza, o di una cultura precedente? [...] Ogni popolo, Einstein, a un certo momento della sua storia può diventare 'selvaggio': anche il più civile e moderno."
[...]
"Eppure, forse questo è 'magico' solo perché non lo capiamo..."


  Non si parla solo di corse spaziali verso nuovi mondi da sfruttare, ma anche di risparmio energetico, di politiche industriali, di riscrivere la storia, di comprendere l'altro, di condividere la ricchezza che si ha per non distruggerla, come con il Cuore della Terra.


"Io sono felice per ogni scoperta che aiuta l'uomo. Ma quando una scoperta resiste solo perché il suo superamento metterebbe in crisi la Scienza e il suo potere, allora benvenuta la crisi. [...] Una scienza che non accetta questo e preferisce trovare le se certezze nei grafici di sviluppo delle industrie, e nella misurazione della potenza crescente delle armi, io non la amo."

"- Così - disse Fang - la grade Luce era una piccola patata!
- Voi studiate i nostri grandi templi e vi entusiasmate - disse Coya - Nessuno ricorda la pentola del mais, la fatica del lama e degli uomini. Sul soffitto del Recinto dl Sole un uomo morì mentre disegnava un fiore azzurro. Un altro uomo prese il suo posto. Chi si accorge ora del fiore azzurro, tra mille disegni su quel soffitto?"


"Il tuo più povero suddito è un numero, in fondo a tenti zeri: ma esiste, è vivo. [...] Pensi che tutto si possa comprare, pensi che i tuoi numeri siano abbastanza grandi per abbracciare il modo. Essi sono syfr, zephir, il nulla, il vuoto. Le cose che tu puoi comprare sono un numero così infinitamente piccolo che dovresti vergognartene. Non gloriarti della tua ricchezza: essa è niente, sia se la rivolgi verso il cielo, sia verso i mondi dell'infinitamente piccolo. Grande Scorpione, nascondi il tuo oro, chiudi il libro dei numeri, perché esso è per te spaventoso."


  E nei grandi numeri delle sorti umane si muovono le storie personali dei tanti personaggi che affollano questo universo così lontano e così vicino. A cominciare dai protagonisti a bordo della Proteo Tien: il pilota Cu Chulain, il robottino LeO, il meccanico Caruso e la sua aiutante, l'ape Sara, la telepate Mei, lo scienziato solare Kook. Esseri umani (sì, anche l'ape Sara e LeO) con le loro passioni, le loro paure... le loro lettere d'amore dallo spazio.


"- Il mio amore eterno per te sarebbe esprimibile solo con una apertura delle mie braccia pari alla circonferenza del mondo al quadrato.
Essa ci pensò un po' su e mi dimostrò che la frase poteva essere matematicamente espressa così: A e (Amore eterno) = a mc2 (apertura bracciale Mondo Circonferenza al quadrato). Ma poiché le due 'a' si potevano cancellare in quanto termini uguali dell'equazione, restava e = mc2. Ovvero la formula della relatività. Il mio amore non era quindi né eterno né grande, ma del tutto relativo nello spazio e nel tempo. Ciò dimostrato, essa mi lasciò."

"Pensi forse come il tuo Voltaire: 'Nessun animale all'infuori dell'uomo conosce quelle strette in cui tutto il corpo è sensibile, quei baci in cui le labbra gustano la voluttà che mai non si stanca'. Hai mai visto la danza d'amore delle gru, hai sentito il richiamo d'amore delle balene? Sai che l'orchidea simula con i suoi colori le forme del ventre della femmina, perché il bombo maschio venga ad amarla? Sì, noi siamo davvero 'amanti' dei fiori. Perché non potremmo amare anche gli uomini? Ah, se tu sapessi guardare, ascoltare!"



"Su, via dai libri, cada fuori, Kook, è primavera: nella serra, in ogni fiore, c'è un orgia. Chi riuscisse a inventare un motel per insetti, farebbe i milioni!"



  E il cinese Fang sulla Terra, aiutato dal piccolo scienziato di 10 anni Frank Einstein e dal supercomputer Genius nel decifrare "ciò che dal futuro torna al passato", il mistero di una montagna, di una civiltà incomprensibile ma che sembra avere la chiave del tutto.


"Una piccola forza / può fare grandi cose / se il cuore è colmo e decidi / di procedere.
- Questa è la chiave, Fang. Guardala dall'alto di una mente pacifica. Guardala andando incontro al sole, il sole del nostro popolo."

"-Lei era la chiave, la piccola forza: e il cuore della terra era destinato a me.
Einstein ascoltava emozionato.
-Sì, Einstein - proseguì Fang- a un povero vecchio. Ma anche a te, a tutti. Ognuno di noi aveva la strada. Non dallo spazio, né dal passato: qui, subito, tra le persone che ami, tra gente e popoli diversi che tu rispetti. Questa è la strada, Einstein."


  Senza dimenticare tutti gli altri: Pintecaboru, il giornalista Geber, i protagonisti delle storie di Chulain, N'Gombo e il Kokko del sabato sera, Coya e Huatac, il fungo Semipiaci. Un universo di strane creature, un universo di storie, da quella con la S maiuscola (come la Storia della guerra, l'Accoppomachia narrata dalla strega Galina) a quelle non meno importanti degli abitanti dell'univrso: le loro avventure, anche se brevi, sono la firma di Benni, il suo sigillo. Come i 16 errori nel libro che ci invita a trovare.


"ACCOPPOMACHIA.
In principio era la mano.
E la mano prese la clava e il laccio.
E con la clava e il laccio Ercole fece dieci fatiche e centoventi film.
E la clava e la pietra generarono l'ascia il martello di Thor il tomahawk e solo più tardi il baseball.
E la pietra e la clava generarono la lancia con cui in accordo con il fato Achille uccise Ettore.
E l pietra e il laccio generarono la fionda con cui, in accordo con il fato ma contro il pronostico, Davide uccise Golia. [...]"

"E scoprii cos'era che mi faceva crescere. Tutte le volte che qualcuno passava e mi raccontava una storia, una bella storia con nomi e luoghi lontani e invenzioni e animali favolosi, magari anche con dentro bugie e incongruenze, ma raccontata con entusiasmo, bene, io sentivo una sensazione di benessere, una vera e propria sazietà. [...] Erano le storie, le belle avventure, il mio cibo!"












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